La Fondazione Carispaq inaugura la mostra “ATELIER PIETROSANTI”

 L’attrice Simona Marchini e il presidente della Fondazione Carispaq Marco Fanfani hanno inaugurato la mostra “Atelier Pietrosanti” che ripercorre trenta anni di carriera dell’artista aquilano Roberto Pietrosanti.

Negli spazi al piano terra di Palazzo dei Combattenti, appena restaurato, l’artista ha ricostruito il suo studio proponendo al visitatore i pezzi che hanno segnato la sua carriera, dagli esordi nei primi anni novanta, agli interventi ambientali e per spazi pubblici, alle partecipazioni in mostre internazionali oltre ai modelli e bozzetti mai esposti prima. Oltre trent’anni di attività  raccontati per la prima volta anche attraverso le idee, le prime stesure, le bozze di quelle che poi sarebbero diventate le opere esposte a Roma, davanti all’Ara Pacis, piuttosto cha a Madrid nel Museo Reina Sofia e proprio nel prossimo mese di marzo a Toledo. Un percorso multiforme, poeticamente sospeso tra pittura, scultura e installazione, che si caratterizza per la pronunciata dimensione concettuale, un forte senso della materia e il particolare riguardo posto alle modalità  e alle fasi costruttive dell’opera. “Fra i molti modi di andar controcorrente in arte, uno ““ il più impervio e faticoso- induce ad abbandonare la via battuta da tutti, a rifiutare ciò che ovvio, condiviso, “alla moda”, per cercare sfide, tecniche e mentali, sempre più complesse ““ scrive in catalogo Ada Masoero – quello scelto da Roberto Pietrosanti che quando ha esordito, allo scoccare degli anni Novanta, nel pieno della tempesta cromatica e gestuale della Transvanguardia, ha scelto il silenzio della monocromia, e oggi, nel dominante (e omologato) clima neo-concettuale, prosegue con rigore nella sua ricerca fatta anche di manualità  meticolosa e sapiente”. Ma non solo: singolare, oggi, è anche entrare nello studio di un artista e non trovar traccia di assistenti impegnati a tradurre più o meno faticosamente in “opera” il “concetto” scaturito dalla sua mente. Pietrosanti fa tutto da solo, incorporando un tempo lentissimo in ognuna delle sue opere, che richiedono mesi e mesi di lavoro. E che poi li rivelano, quei mesi, e li restituiscono allo sguardo dell’osservatore sotto forma di un’apparenza insieme perfetta e naturale, perchè proprio come in natura (“natura non facit saltus” ammonivano i medici della Scuola salernitana) anche qui ogni risultato richiede lenti tempi di “maturazione” per giungere a compimento. A perfezione, si vorrebbe dire”



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